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Con una verve e un gusto del «pastiche» che fanno irresistibilmente pensare a un certo Borges, Landolfi ci offre in questa silloge novellistica un breve ma strabiliante repertorio di pezzi di bravura, che rinnoverà nei suoi lettori più fedeli il sottile piacere di essere partecipi, e complici, del gioco di alta prestidigitazione della scrittura landolfiana. E il piacere verrà moltiplicato dalle innumerevoli sfaccettature dei temi e delle tonalità: dal racconto eponimo – una perfetta parabola sulla tormentosa gestione del talento e dell’irresolutezza –, dove si narra di un nobiluomo che usa una spada avita per tagliare in due la fanciulla che ama in una sorta di rito dolcissimo e struggente; alla relazione accademica di un cane – un professore arzebeigiano, Onisammot Iflodnal –, il quale annuncia a un pubblico parecchio irritato che anche gli uomini, sebbene non tutti, «intendono, sentono, pensano»; a «una cronaca brigantesca» che già nell’epigrafe… (Leggi tutto)
Con una verve e un gusto del «pastiche» che fanno irresistibilmente pensare a un certo Borges, Landolfi ci offre in questa silloge novellistica un breve ma strabiliante repertorio di pezzi di bravura, che rinnoverà nei suoi lettori più fedeli il sottile piacere di essere partecipi, e complici, del gioco di alta prestidigitazione della scrittura landolfiana. E il piacere verrà moltiplicato dalle innumerevoli sfaccettature dei temi e delle tonalità: dal racconto eponimo – una perfetta parabola sulla tormentosa gestione del talento e dell’irresolutezza –, dove si narra di un nobiluomo che usa una spada avita per tagliare in due la fanciulla che ama in una sorta di rito dolcissimo e struggente; alla relazione accademica di un cane – un professore arzebeigiano, Onisammot Iflodnal –, il quale annuncia a un pubblico parecchio irritato che anche gli uomini, sebbene non tutti, «intendono, sentono, pensano»; a «una cronaca brigantesca» che già nell’epigrafe, tratta da «Michael Kohlhaas», evoca atmosfere kleistiane; al solo apparentemente comico «Il babbo di Kafka», in cui l’ironia vela a malapena risvolti dolorosamente autobiografici…
Scrittore, poeta, traduttore e glottoteta italiano. Nato da famiglia nobile, si laurea in Lingua e Letteratura Russa all’Università di Firenze nel 1932. In gioventù frequenta la cerchia degli ermetici e collabora a «Letteratura» e «Campo di Marte». Landolfi è considerato uno dei massimi scrittori del Novecento: in Italia le sue opere sono pubblicate presso Adelphi. Da ricordare che Italo Calvino, che apprezzava particolarmente il suo lavoro, ha curato un’antologia di racconti landolfiani nel 1982.
Landolfi esordisce come narratore nel 1937 col racconto umoristico e concettuale Dialogo dei massimi sistemi. Alimentato da infinite suggestioni letterarie (da Rabelais a Gogol’ passando per i simbolisti…), il discorso narrativo di Landolfi verte soprattutto sull’incontro-scontro tra istinti e ragione, tra consapevolezza e inconsapevolezza, registrato con ironia e e lirismo.
Anno | 2024 |
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Numero Pagine | 133 |
ISBN | 9788845984013 EPUB |
Codice prodotto | EDGT434197 |
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