Habeas corpus digitale

Giappichelli Editore

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Lo statuto penale dell’immagine corporea tra privatezza e riservatezza

Sollecitato dalle distorsioni della “società digitale”, lo studio propone l’idea di un diritto alla inviolabilità dell’immagine in condizioni di intimità: una sorta di “habeas corpus” da declinarsi in termini di privatezza, quale libertà da intrusioni digitali nella sfera corporea, e di riservatezza, quale tutela da indebite condotte diffusive. L’indagine si sviluppa secondo una scansione progressiva delle fasi di vita dell’immagine (realizzazione, produzione, creazione, conservazione, condivisione privata, diffusione), tesa a ricostruirne un vero e proprio “statuto penale”… (Leggi tutto)

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Habeas corpus digitale
Lo statuto penale dell’immagine corporea tra privatezza e riservatezza

Sollecitato dalle distorsioni della “società digitale”, lo studio propone l’idea di un diritto alla inviolabilità dell’immagine in condizioni di intimità: una sorta di “habeas corpus” da declinarsi in termini di privatezza, quale libertà da intrusioni digitali nella sfera corporea, e di riservatezza, quale tutela da indebite condotte diffusive.
L’indagine si sviluppa secondo una scansione progressiva delle fasi di vita dell’immagine (realizzazione, produzione, creazione, conservazione, condivisione privata, diffusione), tesa a ricostruirne un vero e proprio “statuto penale”.
Così strutturato, l’itinerario consente non solo di mettere a fuoco diversi profili di irrazionalità del tessuto normativo, dovuti all’anacronismo delle disposizioni o alla loro frettolosa compilazione, ma anche di inquadrare fenomeni recenti, come il “deepfake” e il “cyberflashing”, e interrogarsi criticamente sulla fondatezza di eventuali interventi punitivi.
La sistematizzazione proposta, infine, si rivela funzionale a mappare le ipotesi in cui il diritto alla disponibilità digitale del proprio corpo funge da limite a fattispecie penali esistenti, come quelle in materia di pedopornografia.

Dall’Introduzione di Habeas corpus digitale

Da Lady Godiva e Goya alla “società digitale”.
Paradigmi e distorsioni dell’immagine (corporea) nella contemporaneità
Lady Godiva era una nobildonna anglosassone dell’XI secolo, che viveva con il marito, Lord Leofric, nel villaggio inglese di Coventry. Secondo la leggenda, risalente al XIII secolo, Lady Godiva ebbe pietà degli abitanti della cittadina, che soffrivano per la opprimente tassazione disposta dal marito. Tuttavia, nonostante i suoi ripetuti appelli, egli si rifiutava ostinatamente di ridurre le tasse. Alla fine, stanco delle suppliche della moglie, Lord Leofric disse che avrebbe soddisfatto la sua richiesta solo se avesse cavalcato nuda su un cavallo per le strade della città. Nella provocazione del Signore, esporsi svestita al popolo di Coventry era la peggiore forma di umiliazione, alla quale Lady Godiva non si sarebbe mai sottoposta per appoggiare la causa dei sudditi. La donna, invece, lo prese alla lettera.
A questo punto le versioni del mito divergono, senza però che la morale del racconto muti in modo davvero significativo. Secondo una prima ricostruzione della storia, dopo aver fatto emanare un proclama in cui si intimava a tutte le persone di rimanere in casa e chiudere le finestre, Lady Godiva attraversò la città vestita solo dei suoi lunghi capelli. Secondo una versione alternativa, le persone rimasero volontariamente chiuse in casa, come gesto di rispetto e apprezzamento per l’azione che veniva coraggiosamente realizzata in loro favore.

Anno

2024

Numero Pagine

N.D

ISBN

9791221158564 PDF

Codice prodotto

EDGT453043

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